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Gli itinerari  
Sulla Via Salaria da Poggio San Lorenzo a Poggio Moiano  
 
Poggio Moiano
Parco Naturale Regionale dei Monti Lucretili
Monteleone Sabino
Poggio S. Lorenzo
Torricella
 

  lunghezza percorso: 70 km

Nostra prima tappa è Poggio Moiano; per raggiungerlo da Roma, dal G.R.A. prendiamo la A1 dir Firenze; usciti al casello Fiano Romano, imbocchiamo la Salaria ss 4, direzione Rieti; in località Osteria Nuova prendiamo la sp40 sino ad incontrare la ss 314 che seguiamo sulla destra.
Ecco il paese, posto a 501 m. sopra il livello del mare, alle pendici del monte Miano. Sorto probabilmente sui resti dell’antica Suena, il suo territorio fu abitato già prima dei romani. La vicinanza con la strada consolare Salaria e la presenza della stazione di sosta di Osteria Nuova ha fatto sì che qui abbondino reperti archeologici importanti: i resti della villa del console Caio Bruzio Presente, dove vennero ritrovate 98 statue, ora al museo di Copenaghen, e i famosi Torracci, tombe vuote, erette forse per sedare le anime inquiete dei morti che non avevano avuto degna sepoltura.
Proprio a Osteria Nuova vi è la Grotta dei Masacci (II sec.a.C.), un monumentale sepolcro costituito da una camera in opera quadrata alla quale si accede da un lungo corridoio stretto tra mura ciclopiche. La tomba, poi inglobata in un casale adibito ad osteria nel ‘700, doveva appartenere ad un ricco esponente di una famiglia sabina: i Brutti Presentes. (Per informazioni e visite, telefonare al n° 0765 872608)

Di Poggio Moiano paese si hanno notizie già a partire dal 1034 d.C., quando venne donato dal Conte Teudino all’Abbazia di Farfa un territorio denominato Podio Moiano.
In seguito fù luogo ambìto dalle varie famiglie gentilizie del tempo: nel 1334 è nominato tra i possedimenti dei Mareri, passò poi nelle mani dei Savelli, quindi degli Orsini ed infine dei Borghese e dei Torlonia.
Nel paese si può visitare il palazzo baronale, oggi sede comunale, e nelle vicinanze la chiesa di San Giovanni Battista, che recenti restauri hanno riportato all’originario aspetto romanico. I lavori di conservazione hanno fatto riemergere parti di affreschi del ‘400 e ’500.
Da visitare: la chiesa di S. Martino, a 1 Km circa dal Paese; una chiesa rurale del X sec., realizzata in pietra locale con un bel rosone ed un campanile a vela (all’interno dipinti del ‘500, raffiguranti S. Martino e Sant’Antonio Abate).

Nel Comune vi è anche uno dei centri visite del Parco dei Monti Lucretili, gestito dalla Pro loco, dove si possono avere materiali illustrativi sul parco e sul paese, e suggerimenti tecnici sui sentieri da percorrere.
Quest’area è tra le meno frequentate del parco e per questo più selvaggia e meglio conservata, ricoperta da un fittissimo bosco di carpini, roverella e ornello.

A Poggio Moiano non mancano manifestazioni come quella dell’Olio novello (6 gennaio), e prima fra tutte, il Concorso Nazionale delle Infiorate d’italia, che si tiene ogni anno l’ultimo sabato di giugno. In 200 metri di strada si sfidano, con quadri realizzati con petali, semi, foglie e terre, artisti infioratori, provenienti da più di 20 comuni d’Italia.

Lasciata la sfida a colpi di fiori di Poggio Moiano, continuiamo il nostro cammino ritornando indietro sulla ss 314, che percorriamo sulla destra sino al bivio con sp 43; dopo 1,200 km giriamo sulla destra per immetterci sp 35, che ci porterà direttamente a Monteleone Sabino.

Il feudo di Monteleone sorse nel X sec., ma ha le sue fondamenta su un insediamento sabino-romano molto fiorente, le cui attività principali erano il commercio e la coltivazione degli ulivi: Trebula Mutuesca. In tutta l‘area sono presenti resti dell’antico abitato, che si sviluppava su tre colli: il colle Foro, il colle Castellano ed il colle Diana.
Nell’ area archeologica posta ad ovest della valletta di Pantano, si possono visitare i resti dell’anfiteatro, di un edificio termale e di un mausoleo a torre.
I reperti archeologici rinvenuti durante le campagne di scavo di Trebula Mutuesca e delle aree circostanti sono custoditi nel museo archeologico di Monteleone, istituito nel 1995.
Statue, bassorilievi, vasellame ed oggetti d’uso quotidiano si susseguono nelle vetrine, in un allestimento cronologico che permette di percorrere la storia di questo sito dall’età pre-romana al medioevo. (Per informazioni e visite all’aere archeologica e al museo chiamare il numero telefonico 0765 884014).

La struttura attuale del paese, a spina di pesce, denuncia la sua data di nascita, riconducibile intorno al XIII sec. I Brancaleoni ne furono i proprietari, fino a quando fu venduto ai Cesarini; da questi passò poi agli Orsini, che lo tennero sino al 1604, allorché per mancanza di eredi passò alla Santa Sede.

Nel paese, oltre ai resti del castello con la torre medievale, merita di essere visitata la chiesa di Santa Vittoria (XI sec.) che si trova poco fuori del centro abitato, in un sorta di parco archeologico naturale coltivato ad ulivi. La chiesa romanica, in pietra, ha un bellissimo campanile del X sec. con due ordini di bifore, dove suona ancora una delle campane più antiche d’Italia, realizzata nel 1223.
All’interno la chiesa presenta tre navate; in quella centrale vi è un pozzo romano e nelle pareti vi sono resti di affreschi del XII e XV sec. Sotto l’edificio sono visitabili le catacombe.

Dobbiamo percorrere all’indietro la sp 35 e riprendere la sp 43c, che ci conduce all’altra tappa del nostro percorso: Poggio San Lorenzo.

Il paese nasce quale castrum romano (il Vicus Nerva, dedicato all’imperatore Nerva) a difesa della via Salaria. Permangono resti della fortificazione del castrum in opus reticolatum, ed in località valle Gemma, poco fuori del paese, sono visibili i resti di un complesso centro termale. Tra i resti archeologici, quasi a simbolo della supremazia della natura sulle opere dell’uomo, si erge uno spettacolare leccio che gli abitanti dicono essere il più grande d’Europa.
Dopo la caduta dell’Impero Romano, nel 700 il nobile Pece fece costruire un castello per proteggere il feudo e i suoi abitanti dalle scorrerie dei saraceni; infatti il paese si chiamava Castel di Pece ed assunse il nome attuale solo più tardi, in onore di San Lorenzo, il cui martirio era stato raccontato agli abitanti del paese da Sant’Emilio, che predicò qui il cristianesimo.

Ancora oggi è possibile vedere la conformazione dell’antico castello, che si presentava composto di due parti distinte, la porzione fortificata di forma circolare che si fonda sui resti romani e l’area abitata disposta sul crinale ai lati della strada principale.
Nella piazza del paese si erge la chiesa di San Lorenzo; i lavori di ristrutturazione del XVIII sec. hanno completamente distrutto l’impianto originario di epoca romanica e hanno riportato alla luce una tomba romana con inciso il nome "Caius Rufus". Nel suo interno due pregevoli tele della fine del cinquecento: il Martirio di S. Lorenzo e la Vergine col Bambino e S. Giuseppe.

Lasciamo questo suggestivo luogo ed andiamo alla volta di Torricella in Sabina: paese sito a 600 m di altitudine. A Torricella si arriva da Poggio San Lorenzo, percorrendo la sp 43b per circa 1,5 km.
Proprio lungo la strada incontriamo il convento di S. Maria delle Grazie, con annesso romitorio. Restaurato recentemente, presenta pregevoli affreschi di epoca medievale.
Al paese si accede da un grande portale con arco a tutto sesto, aperto in un torrione circolare, superstite dell’impianto murario del XII sec. Il centro storico, ben conservato, è estremamente suggestivo con le tortuose vie ed i grandi portali in pietra. Da vedere la chiesa dedicata a San Giovanni Battista, che conserva al suo interno una croce d’argento del ‘300 di scuola orafa abruzzese.
La grande Torre che si erge nel paese è ciò che resta del castello costruito dai Brancaleone, proprietari del feudo nel XIV secolo. A questa torre è legata la leggenda della bella Celia, secondo la quale una giovane donna venne qui rinchiusa e fatta morire di fame perché si era rifiutata di sposare un signorotto locale.
Addossato alla torre, si erge il palazzo patrizio costruito dai Cesarini, che furono signori del feudo.
Nel vicino centro di Ornaro che, insieme a Oliveto, è una delle due frazioni di Torricella in Sabina, vale la pena visitare il castello dei Brancaleone, del XIII sec., e la chiesa rupestre dedicata al patrono Sant'Antonino Martire, con affreschi quattrocenteschi di scuola romana.
A Oliveto di particolare interesse sono: il Palazzo Parisi e la cinquecentesca Chiesa del Santissimo Salvatore; speciale menzione merita inoltre la Chiesa rupestre di Santa Prassede, immersa nel verde.

Durante tutto il corso dell’anno nel paese e nelle frazioni si svolgono manifestazioni legate principalmente a ricorrenze religiose, che diventano l’occasione per sagre e feste in piazza.
 
Aziende presenti sull'itinerario
Agriturismo
Poggio S. Lorenzo Azienda Agricola Capo Farfa di Agamennone Marco
Monteleone Sabino Azienda Biologica del Dott. Picchioni Angelo - Villa Falconi
Monteleone Sabino De Luca Felli di De Luca Giovanna
Aziende dell'Olivo e dell'Olio
Poggio S. Lorenzo Azienda Agricola Capo Farfa di Agamennone Marco
Monteleone Sabino Azienda Agricola Biologica del Dott. Picchioni Angelo - Villa Falconi
Poggio Moiano Cooperativa Olivicola dell’Alta Sabina
Monteleone Sabino De Luca Felli di De Luca Giovanna